Ergastolo Ostativo 41 bis vs CEDU: Boss con permessi premio

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Ergastolo Ostativo 41 bis vs CEDU: Boss con permessi premio se l’Italia cede alla Corte di Strasburgo

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Ergastolo Ostativo l’articolo 4 bis in contrasto con l’articolo 3 della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo riportano a galla i peggiori timori. Se i boss mafiosi saranno liberi di uscire dalle proprie celle del 41 bis grazie ai permessi premio, ottenuti anche senza aver collaborato con la giustizia, cosa accadrà? I capiclan, terroristi, stupratori e tutti i peggiori criminali, potrebbero tornare liberi; questo è quello che sta accadendo. Leggi di più.

Ergastolo Ostativo in Italia, art 4 bis

L’ergastolo ostativo in italia è regolato dalla corte costituzionale e l’Articolo 4 bis è stato chiamato in causa dalla Corte di Strasburgo in quanto, come vi avevamo precedentemente spiegato, essa non ritiene che la collaborazione con la giustizia possa effettivamente decretare la fine dei rapporti con la criminalità organizzata.

L’art 4 bis normalizza l’assegnazione di permessi premio, possibilità di lavoro all’esterno del carcere e misure alternative al carcere.

In questo stesso articolo sull’ergastolo ostativo in Italia è anche specificato chi può usufruire di permessi premio e altri benefici, inoltre si può trovare risposta a quando è previsto il carcere duro, privo di benefici, e per quali motivazioni.

Prerogativa dell’Italia è riservare la possibilità di benefici esclusivamente a chi collabora con la giustizia oppure a chi, seppur collaborando, non riesce a fornire dettagli rilevanti sul caso a parte il fatto esplicito di non essere implicato in alcun modo in associazione mafiosa.

“L’assegnazione al lavoro all’esterno, i permessi premio, e le misure alternative alla detenzione […] fatta eccezione per la liberazione anticipata, possono essere concessi ai detenuti e internati […] solo nei casi in cui tali detenuti e internati collaborano con la giustizia.”

“I benefici suddetti possono essere concessi anche se la collaborazione che viene offerta risulti oggettivamente irrilevante purché siano stati acquisiti elementi tali da escludere in maniera certa l’attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata.”

art 4 bis

Per quanto riguarda i condannati (come terroristi, stupratori e altri criminali che hanno commesso atti efferati) i benefici possono essere concessi solo se non si trovano elementi sufficienti che provano un collegamento diretto con la criminalità organizzata. Tuttavia, se il PM antimafia dimostra l’attualità di un rapporto per associazione mafiosa i benefici non vengono erogati.

“Quando si tratta di detenuti o internati per delitti commessi per finalità di terrorismo o di eversione dell’ordinamento costituzionale […] i benefici suddetti possono essere concessi solo se non vi sono elementi tali da far ritenere la sussistenza di collegamenti con la criminalità organizzata o eversiva.”

“L’assegnazione al lavoro all’esterno, i permessi premio e le misure alternative alla detenzione […] non possono essere concessi ai detenuti ed internati per delitti dolosi quando il Procuratore nazionale antimafia o il procuratore distrettuale comunica […] l’attualità di collegamenti con la criminalità organizzata.”

Marcello Viola e Art 3 CEDU: Proibizione della tortura

Marcello Viola e Art 3 CEDU: Proibizione della tortura. Come mai proprio adesso si ritorna a parlare di Ergastolo Ostativo in Italia? E’ stato Marcello Viola, noto boss di indubbio spessore criminale, a ricorrere alla Corte europea. La CEDU è a conoscenza del passato criminale di Marcello Viola, responsabile di una delle più sanguinose guerre di mafia avvenuta tra il 1989 e il 1992: è stato condannato a quattro ergastoli e sconta la pena in regime di massima sicurezza del 41 bis.

Marcello Viola ha anche conseguito tre lauree nel periodo in cella: biologia, medicina e poi chirurgia. Per questo è anche soprannominato “boss-chirurgo“. Il boss ha cominciato dal 2000 una guerra legale per far riconoscere la cessazione dei contatti con la sua cosca di riferimento, ma l’Italia non ha mai dato ascolto a queste richieste perché Marcello Viola non ha mai collaborato con la giustizia e quindi con nessuno degli organi inquirenti; è quanto riportato dalle sentenze in Cassazione.

A questo punto la Corte europea è intervenuta e ha iniziato a sollecitare delle modifiche al 4 bis perché vanno in contrasto con l’articolo 3 della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU);

“Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti.” (art.3 CEDU)

In merito alla contrapposizione dei due articoli, l’uno della corte di cassazione, l’altro della corte di strasburgo;

“La Corte parte dal presupposto della gravità del fenomeno mafioso e dalla scelta legislativa di privilegiare le finalità di prevenzione generale e, come prevedibile, segnala come le scelte dello Stato in materia di giustizia penale non siano di competenza della Corte, nemmeno in materia di riesame della pena di modalità di scarcerazione.”

Erano tutti convinti che la Corte si sarebbe accontentata delle assicurazioni governative, invece arriva a mettere in discussione un punto cruciale;

La Corte dubita “dell’opportunità di stabilire un’equivalenza tra la mancanza di collaborazione e la pericolosità sociale del condannato” la scelta di non collaborare “possa dipendere dal timore di mettere a repentaglio la propria vita e quella dei propri congiunti: di conseguenza la mancanza di collaborazione non deriverebbe sempre da una scelta libera e volontaria di adesione ai valori criminali e di mantenimento di legami con l’organizzazione di appartenenza, come già affermato dalla Corte Costituzionale nella sentenza 306/1993″.

C’è da aggiungere che lo scopo delle carceri è proprio isolare i criminarli e riabilitarli per poterli poi reintegrare a vivere nella società: Lo scopo non dovrebbe quindi essere quello di costringerli a vivere tra tre muri e delle sbarre.

Abolire Ergastolo Ostativo non è vincolante per l’Italia

Abolire Ergastolo Ostativo non è vincolante per l’Italia. L’ergastolo ostativo è uno dei rari provvedimenti giudiziari che funzionano bene: isolano soggetti pericolosi dalla società e rassicurano i cittadini. Abolire l’ergastolo ostativo sarebbe un grave errore… eppure, ecco chi sta per ricevere permessi premio, ne parla TGcom24;

L’elenco dei potenziali destinatari dei permessi premio supera quota mille. Sono infatti 1.106 i condannati al carcere duro, tra i quali figurano i maggiori boss di mafiacamorra e ’ndrangheta: da Leoluca Bagarella agli stragisti Filippo e Giuseppe Graviano, fino all’ex “re” di Ottaviano Raffaele Cutolo.

Oltre che ai capiclan, però, la misura potrebbe essere applicata anche ai condannati a pene non perpetue finora esclusi da permessi premio e altri benefici a causa della mancata collaborazione con la giustizia. Mafiosi, terroristi, ma anche trafficanti di droga e di essere umani, contrabbandieri, sequestratori e responsabili di altri gravi reati come la pedopornografia.

I più noti PM antimafia non sono affatto d’accordo, ad esempio Nino Di Matteo parla così in merito alla sentenza;

La sentenza della Consulta apre un varco potenzialmente pericoloso, ponendo fine all’automatismo che caratterizza l’ergastolo ostativo. Dobbiamo evitare che si concretizzi uno degli obiettivi principali che la mafia stragista intendeva raggiungere con gli attentati degli anni ’92-’94. L’auspicio – sottolinea Di Matteo – è che la politica sappia prontamente reagire e approvi le modifiche normative necessarie ad evitare che le porte del carcere si aprano indiscriminatamente ai mafiosi e ai terroristi condannati all’ergastolo.

Nino Di Matteo

Ancora più preoccupante il commento di Alfonso Sabella, giudice del Tribunale del Riesame di Napoli ed ex pm antimafia a Palermo e direttore de Dap;

La Corte ha tenuto sicuramente conto del richiamo della Cedu di Strasburgo, non poteva farne a meno. Non è chiaro se sia il condannato a dover dimostrare di non aver più collegamenti con ambienti criminali o se sia la magistratura a dover dimostrare l’esistenza attuale dei collegamenti. Se dovesse essere la magistratura, si aprirebbe un’autostrada per i condannati. Dobbiamo aspettare le motivazioni per capirlo.

Infine, esprime il suo parere in merito alla questione ricordando che la mafia non ha limiti e che modifiche procedurali avventate potrebbero ricadere negativamente sui giudici responsabili dell’assegnazione della pena.

Credo sia indispensabile che il legislatore stabilisca che rispetto alle decisioni sui benefici legati al 41 bis debba essere un giudice collegiale (almeno tre giudici, ndr) e non un un singolo giudice di sorveglianza a decidere. Il rischio che la mafia minacci questi ultimi è alto e lo Stato ha il dovere di tutelare i suoi servitori.

La preoccupazione dei pm antimafia è del tutto comprensibile, c’è anche chi ha definito le accuse della CEDU un’offesa alla memoria di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Tuttavia, L’ITALIA NON E’ OBBLIGATA A SEGUIRE LE INDICAZIONI DELLA CEDU: l’Italia non è vincolata nella decisione di apportare modifiche al proprio codice. Questo vuol dire che il governo prende atto delle affermazioni della Corte Europea ma può non prendere provvedimenti.

L’altra faccia della medaglia però è che siamo nel 2019 e bisognerebbe comunque attualizzare l’articolo che rende i carcerati del 41 bis più isolati che mai; senza alcuna possibilità di fare appello per i propri diritti, neanche dopo 20 o 30 anni dietro le sbarre.

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